XV, pag. 434 e 435).
(739) Sic. Hist. lib. IV, pag. 216.
(740) Bosio, Vertot, ed altri.
(741) Da ciò scorgesi l’errore del Sampieri (Iconol. di Maria Vergine lib. IV, cap. 10, pag. 486), che sognò che la peste entrò in Messina coll’arrivo di questi cavalieri, i quali scapparono appunto per non esserne attaccati, nè altrove la portarono.
(742) Vertot Histoire de Malte lib. IX.
(743) Reg. della regia cancellarìa dell’anno 1523.1524 XII indiz. f. 346.
(744) Reg. ivi dell’anno 1524.1525 XIII ind. f. 194.
(745) Mongit. Parl. di Sic. tom. I, p. 163 e seg.
(746) Reg. della regia cancellarìa dell’anno 1525.1526 XIV indiz. f. 647.
(747) Fra le grazie richieste a nome della città di Palermo fuvvi un prestito di quindici mila fiorini ad oggetto di potersi fabbricare i panni in detta città. Era stata accordata questa dimanda fin dall’anno 1514 dal re Ferdinando il Cattolico; ma per mancanza di artefici, che non si erano potuti trovare, non ebbe allora esecuzione. Ne fu rinnovata la dimanda all’augusto Carlo, che vi acconsentì. Noi siamo persuasi che l’arte di tessere i panni fosse antica in Palermo, e che poi siesi perduta. Il Baronio (de majestate panormitana lib. I, pag. 160 e 161), parlando di quella contrada, che tuttavia nominasi panneria, pretende che fino dai tempi del re Ruggiero siesi introdotta nel detto luogo codesta arte; ma noi sappiamo che questo re non v’introdusse che i drappi di seta, che diconsi panni serici, e che questi non si fabbricavano, che nel regio palagio. Laonde l’arte di tessere i panni di lana, e il luogo in cui si fabbricavano, li crediamo di una data posteriore.
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