(885) Reg. ivi dell’anno 1550.1551 IX indiz. f. 17.
(886) Vuolsi, che fra quei, che lasciarono la vita, vi fosse Mulei-Assen, il quale spogliato dal figlio del proprio regno, abbandonato dai suoi, accecato, e carcerato, avea avuto modo di scapparne, e di ricoverarsi in Sicilia, dove per ordine dell’augusto Carlo era stato trattato nobilmente. O che questi spontaneamente si fosse esibito di andare in Affrica, sperando di potere ritornare al suo soglio, o che il Vega ve lo avesse con promesse invitato, contando sulle vecchie aderenze, che costui potea avere, di poter meglio riuscire nell’impresa, s’imbarcò coll’armata. Dovette egli morire di morte naturale, imperocchè essendo cieco non era in grado di adoprare le mani.
(887) Vertot Hist. de Malte lib. XI, tom. II, p. 173.
(888) Questo bottino fu considerabile, avvegnachè oltre le ricchezze de’ particolari, eranvi in quel porto molti magazzini di ricchi mercadanti, che furono saccheggiati. Il Vega ne distribuì porzione alle truppe, ne mandò una buona parte all’imperadore; assegnò alla religione, e cavalieri di Malta la loro quota, e regalò al Papa le bandiere turche, ed alcuni leoni dimesticati, e cani riccamente ornati con ori, ed argenti. Giulio III. gradì al sommo la notizia, e i doni mandatigli dal vicerè, come costa dalla lettera rapportata dal Rainaldo. (In ann. ad ann. 1550 t. XIV, p. 394 num. 46), dalla quale intendiamo, che era morto in questa spedizione il primogenito di esso vicerè, per cui venghiamo a sapere che Ferdinando, il quale ci fu lasciato per presidente, non era il primo.
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