Non reca egli veruna prova di quanto rapporta, e il silenzio di tutti i nostri storici, e de’ Maltesi ancora, che non avrebbono trascurato di avvisarcene, ci fa sospettare che l’affare non sia andato così; molto più che non è verisimile, che il vicerè partito al più da Malta agli 8 di settembre, abbia potuto venire in Sicilia, raccorre le truppe, che doveano essere a Messina, e ritornare a Malta a’ 15 dello stesso mese. In otto giorni, quanti ne corsero dagli 8 a’ 15, non poteano eseguirsi tante cose, quando non si volesse, che i soldati, che doveano radunarsi, e le galee, che doveano ritornare in Messina, e ricomparire con un nuovo soccorso a Malta, avessero le ali. Il Vertot (Hist. de Malte lib. XIII. tom. V, pag. 100.) ci avvisa, che la flotta turca fuggendo da Malta passò per la Sicilia, e che il vicerè, che trovavasi nel castello di Siracusa, la vide in alto mare, e fu certificato senza altro avviso, che Malta era stata liberata dallo assedio.
(986) Reg. dell’anno 1565.1566, IX indiz. f. 63.
(987) Nello stesso registro f. 66.
(988) Vita Storia di Augusta pag. 48.
(989) Mongit. Parl. di Sic. t. I, p. 340, e seg.
(990) Tom. II, pag. 261.
(991) Vertot Histoire de Malte lib. XIII, tom. V, p. 208.
(992) La salute di Malta dipendea principalmente dalla difesa dei due porti, nei quali doveano necessariamente entrare le squadre nemiche per assediarla: era perciò d’uopo che nella penisola, che divide l’un porto dall’altro, vi fosse un castello, che potesse impedire l’approcciamento di qualunque nave.
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