) Essendo questa città a paragone delle altre popolosissima, più grande dovea essere la mortalità; ma le provvidenze date mercè i suggerimenti del medico Ingrassìa, la salvarono, e i morti non giunsero a mille (Ingrassia Descriz. della peste dell’anno 1575, § 5, cap. 8, e 9, p. 68, e 71.)
(1079) Pag. 12.
(1080) Lo Spondano (Nella continuazione agli Annali di Baronio ad Annum 1576 n. 1.) attesta che in questo istesso anno si fe sentire la pestilenza in Trento, e che poi fece stragi grandissime a Verona, a Venezia, a Milano, a Pavia, e in altri luoghi. Se questo male fosse loro arrivato dalla Sicilia, come alcuni avvisarono, o d’altronde, non osiamo di definirlo.
(1081) Mongit. Parl. di Sic. t. I, p. 373.
(1082) Mongit. Parl. di Sic. t. I, p. 381.
(1083) Egli è vero che noi, prima di questa raccolta fatta per ordine del principe di Castelvetrano, ne avevamo un’altra fattasi per commissione del vicerè Giovanni la Nuça, e pubblicata in Messina l’anno 1479 per le stampe di Andrea de Bruges sotto il seguente titolo: Regalium Constitutionum, Pragmaticarum, et Capitulorum Regni Siciliae liber trinus, et unus, delle quali fu il principale collettore il giureconsulto Pietro Apulo. Ma questa, per parlare ingenuamente, non può dirsi una collezione di prammatiche, ma più presto un ammasso di capitoli, e di costituzioni, e pochissime sono quelle, che propriamente possono nominarsi prammatiche, quantunque il volgo dei foristi le chiami le prammatiche di Pietro Apulo. Io non perciò credo che siano immuni da questa taccia così la raccolta del 1574, di cui favelliamo, come le altre, che furono posteriormente fatte, trovandosi anche in esse delle carte, che non sono rigorosamente prammatiche.
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