(1108) Caruso, Mem. Stor., parte III, lib. X, p. 226.
      (1109) Costoro sentendo che l’affare era nelle mani del pontefice Gregorio XIII, si astennero dallo intromettersi, fino che non fossero arrivati gli oracoli della santa sede (Caruso ivi).
      (1110) Stabilivano i curiali di Roma in 1. luogo che giammai la santa sede avea riconosciuto per monarca, e legato nato il conte Ruggiero. 2. Pretendevano che il breve di Urbano era supposto; avvegnachè questo papa non fu in Salerno l’anno 1198, in cui è dato. 3. Asserivano che, supposto anche vero il detto breve, il privilegio in esso accordato non era stato concesso che al conte, o al più a Simone suo figliuolo, e ad altro suo successore, ed erede solamente. 4. Diceano che lo esercizio di legato nato, che si aveano usurpato i re di Sicilia, non apportava veruno diritto al re Cattolico, a cui mancava il giusto titolo, e il possesso, ch’essendo stato più volte interrotto non potea fondare una legittima prescrizione. 5. Questionavano che l’esercizio della podestà annessa alla carica di legato nato non potea punto accordarsi al vicerè, e perchè questi era una persona laica, e perchè il conte Ruggiero non ebbe nel breve la facoltà di sostituire. 6. Giudicavano che il legato nato dovea sempre ubbidire agli ordini del papa, e che non potea contradire ai di lui decreti; e perciò dato ancora che il re fosse legato nato, dovea accettare con riverenza tutti gli ordini del suo costituente. Finalmente escludeano, supponendo legittimo questo tribunale, ogni persona laica, e perciò i giudici della gran corte; e dichiaravano che in codesto caso doveasi scegliere uno ecclesiastico, il quale quantunque potesse servirsi di giureconsulti laici per consiglieri, dovea nondimeno da sè decidere le cause, e queste a norma dei canoni, e dei decreti dei pontefici.