Stor. P. III, lib. X, t. III, p. 248) che le pratiche fatte dal bassà furono inutili, non essendogli riuscito di far cambiare sentimenti al gran signore. Questo fatto che potè esser vero, non viene da alcun altro nostro scrittore additato, e neppure dal Bonfiglio, che fu contemporaneo, nè l’avrebbe dimenticato, come quello che conducea in qualche modo ad accrescere le glorie della sua patria.
(1204) Carlo Doria era ancor giovane, e perciò suo padre nel dargli il comando di questa flotta di trentacinque galee, lo fe accompagnare da Pietro Toledo, da Pietro Leyna, e dal signore di S. Ulino eccellenti, e sperimentati capitani. Ebbe la sorte questo nuovo ammiraglio d’impadronirsi di quattro barche piatte inglesi, ch’erano in guerra colla Spagna, e di un caramussale turco, tornando in Messina glorioso di aver fatte queste prede.
(1205) Per quanto allora si fosse procurato di fare snidare i corsari dall’Ustica, non se ne venne mai a capo. Eglino spesso la visitavano, e se ne valevano di asilo nelle stagioni tempestose. Debbesi la gloria di aver tolto questo ricovero a quei ladri di mare all’invitto Carlo III re di Spagna, ed al di lui glorioso successore Ferdinando III suo figlio nostro sovrano, che rendendola abitata, fortificandola, e tenendovi una costante guarnigione, li hanno allontanati per sempre.
(1206) Mongit. Parl. di Sic. t. I, p. 424, e seg.
(1207) Cronol. Mss. p. 18.
(1208) Elenco universale p. 103-104.
(1209) Reg. del protonotaro dell’anno 1597.1598, XI indiz. fogl. 385.
(1210) Lopez Nobiliario di Spagna P. II, p. 298.
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