(1211) Registro ivi.
(1212) Hist. Sic. P. II, lib. X, p. 683.
(1213) Chronol. di Sic. lib. II, cap. 6, p. 314.
(1214) In Chron. apud Maurol. p. 257.
(1215) Mem. Stor. P. III, lib. IX, t. III. p. 257.
(1216) Questi tre autori raccontano che Sinam bassà per indurre il vicerè a mandargli la madre, gli mandò in ostaggio il proprio figliuolo; e il Caruso vuol di più che fossero anco statici diversi uffiziali dell’armata turca; e soggiunge, che oltre le galee, che recarono la madre, ed i fratelli al bassà, vi andarono di conserva unite altre felughe, sulle quali si erano imbarcati molti nobili, che furono salutate da tutta l’artiglieria dell’armata. Il nostro Mss. del Paruta (pag. 19) pretende, che invece del figlio mandò Sinam per ostaggi due sue figliuole, ch’è una frottola delle più sonore, come può rilevare ciascheduno, che sa con qual gelosia sogliono i Turchi custodire le loro donne.
(1217) Prima di rinunziare si era egli pacificato col re Arrigo di Francia. Fu maneggiato questo affare dal sommo pontefice Clemente VIII, cui dispiacea la guerra ostinata, dispendiosa, e micidiale, che questi due accaniti monarchi si faceano; e dopo di avere inutilmente con lettere tentato di indurli ad amicizia, chiamò a Roma F. Bonaventura Secusio siciliano nato in Caltagirone, e generale dei minori osservanti, uomo destro, e capace di condurre a fine così scabrosa negoziazione; e dategli le necessarie istruzioni, lo spedì prima in Francia, e poi in Ispagna. Riuscì a questo frate di accordare fra i due principi gli articoli della pace, e di portarli a sottoscrivere il trattato, che può leggersi presso Lunig (Codex Ital.
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