Che che sia della verità di questo fatto, bisogna convenire che Algeri per la via di mare, dove soffiano sempre dei venti perniziosi, e mancano i porti, ed i seni per ricoverarsi, non può punto prendersi; e che qualunque volta sen’è fatto lo sperimento, è sempre riuscito infelice. Noi lo abbiamo addimostrato nella impresa fattane da Carlo V, e ne abbiamo avuto un fresco esempio alla età nostra. Fu incolpato il Doria del funesto esito di questa spedizione, perchè tardò molto a venire a Trapani; ma il Bonfiglio ne prende la difesa (Hist. Sic. P. III, lib. I, p. 2). Ella è una sventura per i grandi capitani, che si vogliono mallevadori di ciò, che accade nelle spedizioni, senza riflettersi che il loro valore, e la scienza militare, di cui sono dotati, nulla giovano, spezialmente nelle guerre navali, se la sorte non seconda le loro mire. È una logica sciocca il misurare dagli avvenimenti il merito degli uomini. Scioltasi o prima, o dopo la flotta combinata, i soli Maltesi vollero continuare a tenere la campagna, e prendendo la via di levante assalirono di notte il castello di Reggio, lo presero, e dopo di averlo saccheggiato, ed incendiato, ricchi di preda, e con un considerabile numero di schiavi ritornarono vittoriosi in Malta, come raccontano il Bonfiglio (ivi pag. 3,) e il Longo (in Cron. presso Maurolico pag. 258).
(1235) Mongit. Parl. di Sic. t. I, p. 433.
(1236) Bonfiglio P. III, lib. I, p. 3. – Longo p. 258.
(1237) Il Caruso (Mem. Stor. P. III, vol. II, lib. I, pag. 6,) attesta, che un autore contemporaneo, di cui per altro ci tace il nome, e il libro, o stampato, o manoscritto, racconta il modo strano, per cui questo vicerè morì, che a noi sembra, che si abbia l’aria di un romanzo.
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