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      Ubbidì egli in quanto venne a Genova, e vi fe sbarcare le soldatesche, ch’erano seco, ma in quanto a rivoltarsi contro il padre, non credette di potere eseguire i reali comandi, ripugnandovi le sacre leggi della natura, e perciò dopo di avere lasciate in Genova le milizie, se ne ritornò in Ispagna (Muratori Ann. d’Italia all’anno 1613 t. XI p. 38, e seg.
      (1335) Si rammentano parecchi ordini dati da questo vicerè tutti indiritti a quest’oggetto. È famoso fra tutti il dispaccio, ch’ei promulgò a’ 21 di gennaro 1614 (nell’uffizio della conservatorìa di detto anno), con cui ordinò sotto gravi pene che tutti gli abitanti atti a portar le armi stessero pronti a presentarsi armati ad ogni cenno viceregio. Venuto il dì 19 di marzo ordinò una rassegna generale da farsi all’ultimo del detto mese, in cui cadea il secondo giorno di Pasqua, nel piano di S. Erasmo. Vi comparvero i cittadini di ogni ceto, salvo gli aromatarj, che a grande stento ottennero di esserne liberati, divisi in diverse compagnie co’ loro archibugi, e spade, essendosi da ciascheduna scelto il suo capitano. Anche la nazione genovese, che allora era popolosissima, vi comparve in numero di mille, e tre cento uomini sotto il comando del proprio console. Eranvi inoltre le soldatesche spagnuole vestite d’armi bianche. Squadronate queste milizie, comparve il duca di Ossuna a cavallo coperto ancor egli d’armi bianche, ma senza cimiero, invece del quale portava in capo il cappello con suo pennacchio bianco conducendo seco il principe di Paceco, e il pretore, che lo accompagnavano.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





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