Fomentava questa suspizione il duca di Ossuna, fingendo di averne certe notizie da Costantinopoli, il quale avea in animo la guerra contro i Veneziani, nella quale avea impegnata la corte di Madrid disgustata per i soccorsi, che la repubblica accordava al duca di Savoja, ma si valea di questo finto pretesto per tenerla occulta.
(1356) Muratori Ann. d’Italia all’anno 1617 tom. XI pag. 55.
(1357) Caruso Mem. Stor. p. III, vol. II, p. 39.
(1358) Parl. di Sicil. t. I. pag. 472.
(1359) Longo in Chron. p. 263.
(1360) Si volea che il fine di questo armamento tendesse a sconfiggere i Veneziani, a’ quali il duca di Ossuna, ch’era potentissimo alla corte di Madrid, vantava di togliere il dominio del mare adriatico. Il principe Filiberto mostrò in apparenza che non avea altre istruzioni, che quelle di fare la guerra in Affrica. Fe il primo tentativo contro la città di Susa in Barberia, ma trovatavi della resistenza, dopo di aver perduta molta gente, fe sonare la ritirata, e senza far altro si recò a Siracusa. Rinfrescata la flotta, che in verità non avea molto patito, s’avviò verso la Morea, per cercare, come dicea il nemico, ma tutto in un fiato voltò le prore, e ritornò a Messina, contento di essersi impadronito di una galea di S. Maura, e per dare un motivo a questa sua sollecita ritirata, sparse che gli era arrivata notizia, che nella flotta turca era penetrata la peste, e perciò non volea, attaccandola, correr rischio che il morbo pestilenziale si comunicasse alla sua armata. E siccome gli altri generali lo spingevano a tentare almeno l’acquisto di S. Maura, rispose che gli costava essersi introdotto in quella piazza un valido soccorso di truppe, per cui quella impresa si rendea pericolosa, ed incerta.
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