In questa occasione fu dall’arcivescovo, dal capitolo, dal clero e dal senato fatto il solenne voto di difendere col sangue la Concezione Immacolata di Maria, per cui si sono menati nel secolo, in cui scriviamo, tanti rumori fra Ludovico Antonio Muratori, e parecchi dei nostri scrittori palermitani. Evvi nell’archivio del senato di Palermo un atto pubblicato ai 24 di agosto, in cui leggesi, che: Jurejurando illustrissimus senatus Panormitanus Immaculatam Conceptionem vel ipso sanguine defensurum... suscepit. Questo voto era stato fatto a’ 15 di esso mese dall’arcivescovo, dal capitano, dal pretore, e da quattro senatori (due di questi, e il sindaco ricusarono di obbligarvisi), e ciascheduno letta la formola così dichiarava: Sic voveo, sic juro, sic me Deus adjuvet, et haec Sancta Dei Evangelia (La Rosa Cronache varie Mss. p. 24, e 25).
(1393) Lasciò scritto il Pirri (Sic. Sacra Not. 1 Eccl. Panorm. p. 194), che mentre ai 15 di luglio per placare l’ira divina si conducevano le reliquie di s. Ninfa, e si recitavano le litanie dei Santi, si udì inaspettatamente cantare i sacerdoti: Sancta Rosalia ora pro nobis: preghiera, che non si era mai fatta, nè antecedentemente convenuta. Eravi in verità una vecchia tradizione che fra le cittadine palermitane vi fosse questa santa romitella, ed era fama che fosse morta nel vicino monte Ercta, oggi detto Pellegrino; ma per lo più questa Santa Vergine era sconosciuta, nè si venerava con particolare culto. Sorprese dunque la novità, e si concepì allora una certa fiducia che Dio volesse per l’intercessione della medesima liberare la città dalla pestilenza.
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