XIV, tom. V, pag. 195). Furono assai fondati i sospetti di quei saggi cavalieri; il finto cristiano essendo ritornato in Palermo nel mese di settembre, si restituì dopo qualche anno a Tunisi, dove burlandosi di quanto fatto avea, professò di nuovo la legge maomettana, nella quale infelicemente morì (Longo in Chronolog. pag. 269); dandoci l’avvertimento, che nelle subitanee conversioni non bisogna precipitare il giudizio, ma fa d’uopo di maturamente esaminare, se sieno sincere, e costanti.
      (1524) Auria Cronolog. di Sic. lib. II, cap. 8, pag. 323.
      (1525) Caruso Mem. Stor. par. III, vol. II, lib. III, pag. 75.
      (1526) Longo in Cron. pag. 169.
      (1527) Auria Diario di Pal. all’anno 1647.
      (1528) Il terreno della Sicilia vuole nei mesi di marzo e di aprile essere inaffiato dalle acque dei cielo; appunto come quello d’Egitto vuol esser bagnato dalle acque del Nilo. Quando mancano nei suddetti mesi le pioggie, si sospetta a ragione che la ricolta sarà per cadere malamente, e si odono le lamentazioni degli agricoltori, che dolgonsi di avere indarno sudato a coltivare le terre.
      (1529) Auria Diario di Pal. all’anno 1647. – Collurafi Rivol. di Pal. pag. 2.
      (1530) Noi non intendiamo di adottare la favola sparsa nel popolo, che questa immagine sia stata fatta sopra l’originale corpo di Gesù Cristo da Nicodemo, e che i Palermitani l’abbiano comprata dagli Ebrei di Gerusalemme a peso d’oro, e che la portò in Palermo il beato Angelo carmelitano una colla tavola di Maria Vergine dipinta da S. Luca, che oltre d’esser medico, vuolsi anche pittore, (Collurafi Tumult. di Pal.