P. I), e siamo d’accordo, che fu donata al duomo dai signori della nobile famiglia dei Chiaramonti, qualunque ne sia stato lo scultore, e la maniera come fu acquistata.
      (1531) Auria Diario di Pal. all’anno 1647.
      (1532) Auria Diario di Pal. a 18 maggio 1647.
      (1533) Auria Diario di Pal. a 18 maggio 1647.
      (1534) Chiesero l’abolizione delle gabelle della farina, del vino, dell’olio, delle carni, e del formaggio, il salvocondotto a tutti i carcerati tratti dalle prigioni, la soppressione dell’attuale senato, e l’elezione di due senatori popolari. Furono infatti abolite le gabelle, e fu deposto il senato; e quantunque non fossero stati eletti i due senatori del popolo, perchè senza il permesso della corte non potea farsi questa novità, nondimeno furono eletti come governatori, che reggessero la città, quattro cavalieri, cioè Bernardo Requesens, Vincenzo Landolina, Asdrubale Termini, e Stefano Reggio persone, consumate in virtù, e rispettate da tutti gli ordini (Auria Diario di Pal. t. I, a 21 maggio 1647).
      (1535) Auria Diario di Pal. a 27 maggio 1647.
      (1536) Ivi.
      (1537) Collurafi Tumult. di Pal. P. I, pag. 67.
      (1538) Diconsi Bimestranti coloro, che nei bisogni somministrano alla città de’ capitali, i di cui frutti paga il banco di due in due mesi, o sia ogni bimestre.
      (1539) Le sudette gabelle furono le seguenti, cioè: 1. sopra le aperture, fissandosi tre tarini sopra ogni porta, o finestra delle case di città, di tarini sei per ogni finestrone di esse case, o palagi, di due tarini sopra le aperture, che sono nelle torri, nei magazzini, nelle bettole, e nelle case, ed abitazioni del territorio di Palermo.