38, e seg.
(1553) Auria Diario di Pal. all’anno 1647, p. 87.
(1554) Si persuase egli che fino che il popolo credesse di avere nemica la nobiltà, non era sperabile la quiete della città. Laonde ad insinuazione di molti ottimi cittadini, scelse la detta deputazione di dodici soggetti per dar ordire alla scompigliata città. Due di questi furono tratti dalla nobiltà, tre dal popolo, e tre ne elesse il vicerè istesso, aggiungendovi agli otto suddetti quattro religiosi costituiti in dignità. Così accoppiandosi i nobili, e i plebei si conservava la buona armonia, e cessava fra di loro ogni ombra di sospicione. (Auria Diario di Palermo all’anno 1647, pag. 36).
(1555) Collurafi. Tumult. di Pal. P. II, p. 114.
(1556) Reg. del protonot. dell’anno 1647.1648 ind. XI, f. 65.
(1557) Reg. ivi.
(1558) Auria Diario di Pal. all’anno 1647, p. 219.
(1559) Collurafi Tumulto di Pal. P. II, p. 219.
(1560) Auria Diario di Pal. all’anno 1647, p. 223.
(1561) Olderico Vitale in Vitis Pontif. et Cardin. t. IV, pag. 582.
(1562) Muratori Annali d’Italia all’anno 1647, t. XI, pag. 194.
(1563) Scrisse il Pocili (della rivol. di Pal. pag. 312), ch’ei smontò dalla galea cinto al fianco della spada. Se fosse ciò stato vero, non dovrebbe recar meraviglia; le storie ci rapportano dei vescovi, dei cardinali, e dei papi non solo marciare armati, ma condurre degli eserciti, e dare per fino delle battaglie, ma niuno dei contemporanei scrittori, che ci hanno lasciate registrate le memorie di questo cardinale, rapporta questa circostanza.
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