(1577) Collurafi Congiura del Ferro p. 127, e seg.
(1578) Racconta l’Auria (Diario di Pal. all’anno 1648, pag. 123), che per questo ultimo rigoroso ordine vi furono dei susurri, e delle mormorazioni in città, dolendosi i cittadini che si usasse cotale severità con essi, ch’erano stati sempre fedeli alla corona di Spagna; nè mancarono di coloro, che rivangando gli antichi annali ricordavano ch’eglino erano stati i primi a discacciare i Francesi dal regno al famoso vespro siciliano, e aveano dato liberamente lo scettro siciliano al re Pietro d’Aragona; e che poi, quando il re Giacomo volea restituirlo agli Angioini, aveano di loro volontà acclamato Federico II, per loro monarca; in guisachè questo regno non era uno acquisto fatto colle armi, e che essi perciò non doveano così aspramente essere trattati. Soggiunge però l’Auria che questi susurri non iscoraggirono il cardinale, che volle ad ogni costo la esecuzione del bando, dalla quale dipendea la quiete della città.
(1579) Auria Diario di Pal. all’anno 1648, p. 126.
(1580) Deputazione di nuove gabelle pag. 22.
(1581) Un solo fra gli ecclesiastici si oppose a questa risoluzione del consiglio, sotto il pretesto che il popolo non potea sofferirle. Questi fu il parroco di S Giovanni dei Tartari, il quale non contento di contradire, istigava gli artisti ad unirsi seco. Il Trivulzio essendone avvisato, lo fe carcerare, e lo tenne in prigione per lo spazio di un mese; nè lo liberò, se non dopo ch’ei stesso con atto pubblico dichiarò che non era in cervello quando resistè al comune volere.
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