III. p. 353, e seg.
      (1586) Amico in Addit. ad Pirrum pag. 168.
      (1587) Collurafi Congiura del Ferro p. 143, e seg.
      (1588) Vi è chi credette che il Trivulzio da cotale invito sospettasse che questo principe volesse spogliarlo del governo del regno, e cogliere egli le palme ch’erano dovute ai suoi sudori, coi quali era venuto a capo di acchetare le innumerabili turbolenze, ch’eransi suscitate così in Palermo, che per tutto il regno, e che perciò stizzato siesi negato di andare a Messina. Noi non possiamo indurci a persuadercene. Il Trivulzio, come abbiamo di sopra fatto osservare, sapea pur troppo che il suo governo non dovea essere che interino, e che già la corte avea determinato di mandare un altro per governare col carattere di vicerè il nostro regno. Le parole del dispaccio del re Filippo IV dei 16 di marzo 1648, per cui fu egli eletto luogotenente fino che fosse venuto il nuovo vicerè, che noi abbiamo fatte rilevare, sono troppo chiare.
      (1589) Congiura del Ferro pag. 152.
      (1590) Mem. Stor. P. III, lib. IV, pag. 124.
      (1591) Coloro, che credono che il Trivulzio fu rimosso dal governo di Sicilia, perchè la corte ne restava malcontenta, vanno cercandone la cagione, ed altri opinarono che siasi dispiaciuto il re Cattolico del troppo rigore esagerato da’ malevoli, ch’ei nelle tumultuazioni usato avea. Altri perchè fu incolpato di avidità, essendosi arricchito col pretesto di mantenere le milizie, e di fabbricare i due baluardi attorno al regio palagio, traggendo grosse somme dalle persone facoltose, e levando quel denaro della tavola di Palermo, ch’era ivi depositato affine d’impiegarsi in compra di beni, e di rendite.