291.
(1716) Del Vio Priv. Urb. Pan. pag. 484.
(1717) Ivi pag. 485.
(1718) Così avvenne per attestato dei nostri storici, e dei cronisti anche sincroni. Non mi è ignoto, che i moderni fisici sono di avviso, che la fiamma elettrica del folgore non è capace di accendere neppure un solo granello di polvere da cannone, e che non fa altro, che sparpagliarla, come leggesi nelle Osservazioni fisiche concernenti l’elettricità di Giuseppe Saverio Poli stampate nel primo tomo degli atti della reale accademia di Napoli (p. 182), che dà anche ragione di questo stravagante fenomeno colle esperienze continue dell’elettricismo artifiziale. Ma convien dire, che non sempre accade così, come lo stesso sig. Poli ne è di accordo; nè io saprei addurre altra causa, che abbia fatta saltare in aria la cupola della porta, e spinti a così grande distanza gl’immensi sassi. Oltrachè la polvere si sarebbe trovata fra le rovine, ciò che non viene d’alcuno storico ravvisato.
(1719) Auria Diario di Pal. t. II, all’an. 1667.
(1720) Io credo, che allora questa porta si cominciasse a chiamare porta nuova, come pare, che additi la rapportata iscrizione, la quale prima diceasi porta di Carlo V, o porta Imperiale
(1721) Giardina Porte di Palermo pag. 73.
(1722) Cap. Reg. Sic. t. II, in Carolo II, pag. 375.
(1723) De incendiis Aetne cap. IV.
(1724) Scrisse l’Aprile (Cron. di Sic. p. II, cap. IX, pag. 361), e lo confessò ingenuamente il P. Abate Amico catanese (Cat. Illustrata t. II, lib. VIII, cap. IV, § XXI, pag. 448), che all’arrivo del principe di Campofranco colla gente armata, che seco recava, sospettarono i Catanesi, che ei fosse venuto per rapire il velo di S. Agata, e per trasportarlo in Palermo; e perciò prese le armi si opposero a riceverlo in città. Non stentò poco quel cavaliere a guarirli da tale strana frenesia.
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