Nè è da ommettersi lo avviso di altri, che scrivono, ch’ei avesse uno interno presentimento di dover morire in questa guerra. Forse questi pensieri sono nati nell’animo degli storici dopo l’infelice esito, ch’ebbe la flotta olandese presso Agosta.
(1785) Dopo i primi trasporti di quei cittadini allo arrivo dei convogli di Francia, cominciò a poco a poco a raffreddarsi il furore verso i gigli Borbonj. Subentrando la riflessione, si accorsero i più saggi fra’ Messinesi, che trattone d’essersi sottratti dalla fame, viveano nelle stesse angustie di prima. Durante già un anno i Francesi, che con tante forze dominavano, non aveano fatta altra conquista, che quella del porto, e della città di Agosta, la quale più che al loro coraggio, doveasi al tradimento del regio segreto. Intanto lo esercito spagnuolo continuava a starsene nelle vicinanze della città, sempre pronto ad assalirla ad ogni menoma favorevole occasione, ed avea in potere i beni che in quei contorni possedevano i cittadini; dei quali se alcuni erano ritornati nelle loro mani, questi erano così saccheggiati, che in vece di consolarli, arrecavano ai padroni in questa trista figura mestizia, e cordoglio. I mercadanti chiuso il commercio per mare, e per terra, si vedevano mancare l’unica sorgente delle loro ricchezze. Disgustava ancora i Messinesi l’avidità del sig. Antige segretario del duca di Vivonne, che non era mai sazio di arricchirsi. Sopratutto però pungea la loro gelosia quella libertà, e scostumatezza delle soldatesche francesi, che inquietavano le oneste famiglie, dal qual vizio non voleasi esente lo stesso governante di Vivonne, che non riputavasi molto casto.
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