(1948) Mongit. Diario di Pal. t. II, pag. 59.
(1949) Costui per molti anni avea esercitato il mestiere di mercadante di carbone, Ne comperava egli tutta la quantità, ch’era trasportata nella capitale, ed indi ne’ mesi d’inverno lo vendea a suo conto, ed a carissimo prezzo. L’ultimo anno poi del governo del padre comperò tutte le ulive, ch’erano attorno alla campagna di Palermo, ne fe estrarre l’olio, e questo mandò fuori del regno; e perciò avvenne, che diminuitasene la quantità, crebbe a dismisura il prezzo di esso a grandissimo danno del popolo, che altamente ne mormorò (Mongit. Diario di Pal. t. II, pag. 65).
(1950) Furono sparse per questa città, dietro all’avviso di essergli stato dato un successore, alcune canzonette satiriche, che offendevano la di lui riputazione; ed essendo arrivata, prima ch’egli abbandonasse questo regno, la festa di Santa Rosalia, nella quale celebravasi l’invenzione del corpo di questa Verginella con fuochi artifiziati, e con illuminazioni, macchinette sparse per la città, ed allusive a questa beata, giunse l’ardire di alcuni insolenti cittadini ad apporre così nell’artifizio di fuoco, come nelle suddette macchinette alcuni simboli, ch’erano tanti motteggiamenti della condotta di questo viceregnante. (Mongit. Diario di Pal. t. II, pag. 75).
(1951) Vuolsi ch’ei, essendosi imbarazzato nelle turbolenze nate in Ispagna, sia stato aspramente redarguito dal re Filippo V, che lo chiamò infedele, e traditore; e ch’ei restò così colpito dal sovrano rimprovero, che ritornato a casa, dopo poche ore se ne morì. (Mongitore in una nota mss. alla Cronol. dei Vicerè dell’Auria della libreria del senato di Palermo L. Q. q. E. 51, pag.
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