209.
(1994) Mongit. Parl. di Sic. t. II, p. 118.119.
(1995) Mongit. Parl. di Sic. t. II, p. 122, e seg.
(1996) Cercano i politici, per qual motivo il marchese di Bedmar abbia richiesto alla corte di essere isgravato del governo di Sicilia, dove non gli era accaduto verun sinistro, e dove era amato dalla nazione. Il Caruso (Mem. Stor. lib. IX, t. III, vol. II, pag. 217) opinò, ch’egli alle notizie delle disgrazie accadute alla corona di Spagna in Napoli, le di cui piazze erano in potere dei Tedeschi, temendo una invasione in Sicilia, nè trovandosi abbastanza forte per difenderla, abbia sotto il pretesto di cagionevole salute dimandato il suo congedo. Lo stesso scrisse il p. Abate Amico (In Auct. ad Fazellum tom. III, pag. 318), che suol seguire le pedate del Caruso. Ma l’uno, e l’altro si sono ingannati, come si fa palese dalla data dei tempi. Il conte Daun si accostò a Napoli ai 7 di luglio, e l’acquisto delle piazze di esso regno non accadde, che parte nel mese suddetto, e parte nei seguenti mesi di agosto, e settembre, essendosi resa Gaeta nell’ultimo di questo mese. L’arrivo del nuovo vicerè in Palermo fu ai 13 di luglio, e la partenza del marchese di Bedmar ai 23 dello stesso mese. Come dunque sarà possibile, che dietro la perdita del regno di Napoli abbia egli chiesta la sua dimissione? Assai prima adunque la dimandò, e forse dopo le vittorie del Piemonte, e lo acquisto della Lombardia, che accaddero assai prima, e poterono indurre il di lui animo a cercare di essere disgravato dal viceregnato; e perchè forse temea qualche disastro alla Sicilia sprovista delle necessarie truppe, ch’ei non amava, che accadesse durante il suo governo.
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