(1997) Reg. dell’uffizio del protonot. dell’anno 1706.1707, XIV ind. pag. 72.
(1998) Mongit. Diario di Pal. t. II, p. 215.216.
(1999) Nello stesso registro, e pagina.
(2000) Mongit. Diario di Pal. t. II, p. 216.
(2001) Mongit. Diario di Pal. t. II, pag. 216.
(2002) Murat. Ann. d’Italia all’anno 1707, tom. XII, pag. 47.
(2003) Mongit. Diario di Pal. t. II, p. 217.218.
(2004) Mongit. Diario di Pal. t. II, pag. 219.
(2005) Lo stesso ivi pag. 219.
(2006) Per soddisfazione degli stranieri, che non hanno cognizione di questa pescaggione, eccone la breve descrizione tratta dall’opera dell’abate Arcangelo Leanti (Stato presente della Sicilia cap. 4, tom. I, pag. 175). Gli ordegni necessarj per pescare i tonni sono principalmente le reti, le quali sono formate di certe funicelle disposte a foggia di camere, che sono afforzate, e sostenute da diverse ancore. Quattro sono queste camere. La prima alla parte di ponente, ed ha una porta che dà l’ingresso ai tonni; da questa passano i detti pesci nella seconda, che vien nominata sala: dopo di questa verso levante viene una terza camera, e poi la quarta, che vien detta la camera della morte. Dietro queste camere vanno stese lunghe corde, che sono nominate la coda della tonnara, e sono attaccate al terreno, le quali mantengono fermo tutto questo marino edifizio. Le porte si chiudono quando abbisogna. Vengono adunque i tonni a schiere, ed entrando il primo nella prima camera, è seguito tosto dai suoi compagni. Quando ven’è una sufficiente quantità, il rais, che è il capo dei marinari, e invigila con diligenza all’arrivo di questi animali, ed entrati che sono, chiude la porta.
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