(2076) Mongit. Diario di Pal. t. III, pag. 112.
(2077) Lo stesso pag. 109.
(2078) Mongit. Diario di Pal. t. III, p. 119.
(2079) Il Mongitore (Diario di Pal. t. III, pag. 108) lasciò registrato, che i Messinesi avessero fatta poca accoglienza al re Vittorio. Non vi è ragione di crederlo; e questo scrittore, essendo palermitano, è sospetto, quando scrive dei Messinesi.
(2080) Fra queste non è certamente da computarsi il regalo, che il sig. de Burigny (Hist. de Sicile liv. XI, § XIII t. II, pag. 435) vuol darci ad intendere ch’eglino fatto avessero a questo sovrano. Vuole egli, che gli abbiano dato un scettro d’oro arricchito di brillanti del valore di undici mila ducati. Basta per ismentire questa favola, la testimonianza del Longo autore messinese, e contemporaneo, il quale (In Chron. apud Maurol. pag. 323) è tanto lungi dal vantare questo preteso regalo, che anzi attesta, che le calamità, nelle quali si ritrovava quella città, erano tali che non le permisero di fare al nuovo re quelle dimostrazioni, che i loro cuori avrebbono desiderato: Urbs prisco suo, quo florebat, genio adventanti Regi plura corde moliri aestuabat, ast exactae calamitates adeo infra animum civium vires depresserant, ut triumphales arcus non manufactos corda dumtaxat extruxerint, quod resonante perpetim voce VIVAT REX festivo plausu omnes testati.
(2081) Amico in Auct. ad Fazel. t. III, pag. 424.
(2082) Mongit. Diario di Pal. t. III, pag. 112.113.
(2083) Questo luogo destinato agli esercizj spirituali, dopo discacciati i Gesuiti, ha sofferto varie vicende; giacchè prima ha servito per abitazione delle soldatesche, di poi venuto in Palermo per caso Muhammed ben Aausman Mahgia ambasciadore dell’imperadore di Marocco al nostro sovrano in Napoli, fu abitato dal medesimo, e dal suo corteggio marocchino.
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