In Francia ancora per mezzo dello ambasciadore spagnuolo duca di Cellamare, avea colla stessa intrepidezza mosse delle mine segrete: rappresentando che la tutela del regno, durante la minore età del re Luigi XV, toccava al re di Spagna, come a colui, cui più di ogni altro appartenea in caso di morte la successione; giacchè le fatte renunzie doveano riputarsi come nulle, e di niun valore, non potendo il re pregiudicare nè i suoi diritti, nè quelli dei suoi figliuoli. (Murat. Ann. d’Italia all’anno 1719, t. XII, p. 103, e 104).
(2130) Una fatale tempesta dissipò la gran flotta, che carica di soldatesche, e di armi, dovea approdare in Iscozia. Sbarcò in verità il re Giacomo in quei lidi, e trovò i popoli ben disposti a riceverlo per loro sovrano; ma non avendo seco che poche truppe, perocchè il forte dell’armata si era disperso, amò meglio di salvarsi a Madrid, lasciando esposti i suoi fedeli vassalli alla vendetta della Inghilterra, e poco dopo fu costretto a partirne, per dar luogo alla pace che poi fu fatta. L’occhiuto duca d’Orleans, reggente della Francia, giunse a scoprire le mire dello Alberoni; essendogli capitato nelle mani un viglietto di questo cardinale, in cui svelava le sue idee. Sul fatto cacciò il ministro di Spagna da Parigi, e pubblicò un manifesto, in cui svelava, producendo il mentovato viglietto, la nera cabala del ministro spagnuolo. Entrando di poi lo aprile, fe sfilare un esercito verso la Navarra, e facendo una particolare guerra alla Spagna, obbligò Filippo V a ritirarsi frettolosamente a Madrid, dopo la presa di Fonterabbia, e di s. Sebastiano.
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