Il marchese Annibale Scotti ambasciadore del duca di Parma ordì tutta la cabala. Fe egli in una data ora la istanza al re Cattolico a nome del suo duca, che scacciasse il cardinale, se non volea vedersi piombare addosso tutta l’Europa, sdegnata dei maneggi di questo ministro. Sopraggiunta la regina appoggiò il discorso del marchese Scotti; Filippo ne restò persuaso. Sul fatto fu scritto il dispaccio, con cui veniva deposto, e consegnato ad uno dei segretarj di stato, affinchè lo portasse al cardinale; prescrivendogli, che senza più ingerirsi negli affari del governo, nè metter piede nel regio palagio, sloggiasse da Madrid fra lo spazio di otto giorni, e nel termine di tre settimane dagli stati di S.M. Fu sottoscritto questo dispaccio, di cui non assegnasi altra ragione, che la necessità della pace, e il vantaggio del pubblico, ai 5 di dicembre dell’anno antecedente 1719. Partì lo Alberoni agli 11 dello stesso mese, e prese la via allora d’Italia. Per strada provò il dispiacere di vedersi svaligiato per ordine della corte, e privato delle interessanti carte e memorie, che seco recava. (Muratori Ann. d’Italia all’anno 1719, t. XII, pag. 107).
(2159) Strepitarono contro questo trattato il duca di Parma, e il gran duca di Toscana; vedendo che si disponea dei loro stati, mentre eglino viveano; e sopratutto fiottava quel di Toscana, che non sapea concepire, come la sua ducea, che non era mai stata un feudo dello impero, si dasse da Cesare, e dagli altri sovrani, che non vi aveano alcun diritto, ad un altro principe.
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