177, e seg.
      (2177) Mongit. Diario di Pal. t. IV, pag. 183, 184.
      (2178) Mongit. Parl. di Sic. t. II, pag. 100.
      (2179) Pag. 141.
      (2180) Mongit. Parl. di Sic. t. II, pag. 149.
      (2181) Pag. 156.
      (2182) Mongit. Diario di Pal. t. IV, pag. 200.
      (2183) Era pretore Francesco Bonanno principe della Cattolica, il quale non soffrendo con indifferenza lo affronto fatto a sè, e ai suoi senatori, fe tosto partire per Vienna Giuseppe Bonanno suo zio, chierico regolare Teatino, fratello del duca di Castellana. Recava egli una forte rappresentanza del senato, che dovea essere consegnata nelle proprie mani del principe Eugenio di Savoja, e molte lettere, che il ridetto pretore scrisse, oltre quella diretta al principe Eugenio, a diversi personaggi ragguardevoli della corte imperiale, una delle quali fu mandata al barone Zumiugen, generale proprietario delle armi in Sicilia, e un’altra all’arcivescovo di Valenza, ch’era il presidente del sacro consiglio d’Italia. Ciascheduno dei reggenti ancora fu pregato con lettera a sostenere i diritti del senato. Fu anche scritto al segretario del dispaccio universale, e a varj altri distinti soggetti. Il ricorso di questo magistrato contro il duca di Monteleone era alquanto fuor dei limiti; giacchè non solo dolevasi del poco conto, che questo governante facea del senato di Palermo, ma lo incolpava ancora come intento a distruggere il patrimonio civico della città, sottraendo sè stesso, quantunque ne fosse stato indennizzato, e i suoi familiari dal pagamento delle gabelle, e gastigando coloro, che si opponeano a suoi arbitrarj voleri.