Seppe egli così bene discolparsi da ogni accusa, che per decreto di S.M.I. fu reintegrato nella grazia sovrana, e ritornato in Palermo riassunse la carica, di cui era stato spogliato.
(2189) Mongit. Parlam. di Sic. t. II.
(2190) Lo stesso ivi pag. 71.
(2191) Fra questi rammentasi la rinunzia della vasta monarchia di Spagna fatta da Filippo V. ai 16 di giugno al suo primogenito Luigi principe di Asturias, ritirandosi ad una vita privata nel castello di s. Idelfonso. Questo rifiuto fe grande strepito per tutta l'Europa, ed i politici, che non considerano quanto il trono, che in apparenza sembra il tempio della felicità, sia circondato di spine, e di triboli, andavano escogitando i veri motivi di questa da loro creduta strana risoluzione, che non fu altro che lo amore della quiete, e della tranquillità, e il disinganno delle pompe mondane. Per fatalità il nuovo re in capo a sette mesi se ne morì, vittima del vajuolo tanto micidiale alla famiglia Borbone, e Filippo fu costretto a riprendere le redini del governo, che conservò fino alla morte.
(2192) Breve ristretto di un atto generale di fede celebrato in Palermo il giorno 6 aprile del presente anno 1724.
(2193) Mongit. Diario di Pal. t. IV, pag. 284.
(2194) Comechè si godesse la tranquillità in Italia, e lo augusto imperadore vi possedesse pacificamente lo stato di Milano, e i due regni di Napoli, e di Sicilia, nondimeno non era questa ferma riguardo alle pretenzioni delle due corti di Vienna, e di Madrid. Carlo VI non avea autenticamente renunziato i suoi diritti sopra i regni di Spagna; e Filippo V non avea cesso a quelli, che avea sulle Fiandre, e gli stati d’Italia.
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