Nč mancarono allora i politici di spacciare che la Spagna fe questa guerra, pił coi dobloni, che profuse in Vienna nelle mani di qualche ministro di quella corte, che coi cannoni, colle spade, e colle bajonette. La indolenza di quella corte nel trascurare di mandare delle armate nei regni di Napoli, e di Sicilia, la facilitą, con cui cedeano i castelli, comunque ben muniti di truppe, di viveri, e di munizioni, e la risposta data dal generale Roma al castellano di Palermo, che potea agevolmente fare allontanare le galee spagnuole, ce ne danno qualche sospetto.
(2259) Mongit. Diario di Pal. t. V, pag. 190-191.
(2260) Lo stesso pag. 191.
(2261) Ecco tante dimostrazioni, che Palermo non era stata abbandonata dai Tedeschi, e che in essa sola vi fosse altro che seicento soldati; cose che smentiscono i racconti favolosi del sig. de Burigny.
(2262) Il Mongitore (Diario di Pal. t. V, pag. 191) scrisse, che queste soldatesche si ritirarono ai quartieri, ed al castello per sospetto di una congiura, e che per un simil dubbio fu imprigionato nelle carceri arcivescovali un certo abate Galati, cappellano della chiesa di s. Pietro detta della Bagnara. Ma da noi si stenta a credere, che si pensasse a congiura, mentre gli Spagnuoli erano vicini a liberarci dal giogo dei Tedeschi, e mentre questi agivano in un modo nella difesa delle piazze da far conoscere che presto se ne sarebbono andati. Laonde opiniamo che per altra cagione sia stato carcerato lo abate Galati, e che forse essendo accaduti contemporaneamente il ritiro dei soldati, e la prigionia di costui, gli oziosi abbiano sparso, che per sospetto di sollevazione siesi questi carcerato, e quelli siensi ritirati.
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