20, vol. I.
(2286) Mongit. Diario di Pal. t. VI, pag. 47, e seg.
(2287) La ragione, ch’eglino adducono, per cui opinarono diversamente, è priva di ogni fondamento. Riflettendo, dicono eglino, che detto sig. marchese di Grazia Reale fu eletto presidente del regno da S.M., e come tale dover essere trattato differente da quello lasciato dal vicerè. Non v’ha dubbio, che lo eletto dal re sia di miglior condizione di quello che viene scelto dal vicerè; ma se il re, non meno che il vicerè, vi appongono la condizione, che i loro eletti non fossero riconosciuti per tali, se prima non hanno preso il possesso in Palermo, e il re prescrive espressamente, che si continovi il triduo, fino che il marchese di Grazia Reale non sia venuto a fare il solito giuramento nella real cappella di s. Pietro del palagio di Palermo, pare che questi non avendo voluto compiere la prescrittagli condizione, dovea con maggior diritto, perchè il re così comandava, essere escluso dalla presidenza del regno, di quello per cui fu negato il possesso al conte di Marsigliac.
(2288) Reg. del prot. dell’anno 1734.1735, XIII indiz. vol. II, pag. 21.
(2289) Mongit. Diario di Pal. t. VI, pag. 36.
(2290) Amico in Auct. ad Fazell. t. III, pag. 341.
(2291) Annali d’ltalia all’anno 1735, t. XII, p. 192.
(2292) Amico in Auct. ad Fazell. t. III, pag. 341.
(2293) Mongit. Diario di Pal. t. VI, pag. 54.
(2294) Non possiamo darci a credere, che fossero vere le quindici grazie, che il Mongitore (Diario di Pal. t. VI, pag. 62) racconta, ch’eglino avessero domandate al re Carlo, nella prima delle quali vuole, che chiedessero che Messina fosse dichiarata la capitale del regno, e nella seconda, che fosse in essa città coronato.
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