(Mongitore Parlam. di Sic. t. II, pag. 149, e seg.) Questa grazia non fu in veruna parte concessa, e restarono nel consiglio d’Italia due reggenti, un solo dei quali era siciliano. In tale stato era questo affare, quando venne Carlo III Borbone a dominare nel nostro regno.
(2318) Vi unì ancora due altri consiglieri per gli stati di Parma, e di Piacenza; ma perduti questi stati, restò la sola giunta di Sicilia.
(2319) Capit. regni Sic. in Carolo III, t. III, p. 412.
(2320) La vacanza si verificò presto; il presidente della giunta per la sua decrepita età, e gl’incommodi di sua salute non potè mai portarsi a Napoli, e nell’anno 1736 se ne morì al primo di febbraro.
(2321) Capit. regni Sic. t. II, pag. 413.
(2322) Voltaire Essai sur l’Histoire Générale, precis de Louis XV. chap. IV, t. VII, pag. 49, e seg.
(2323) Mongit. Diario di Pal. t. VI, p. 174, e 186.
(2324) Rappresentava il re Carlo colla corona in capo, e lo scettro in mano, armato di usbergo, e cinto di spada, e nel piedestallo triangolare osservavansi tre statue, che vuole il volgo che indicassero i tre regni di Sicilia, di Napoli, e di Gerusalemme; ma è certo che lo inventore volle additare la eresia, lo scisma, e il maomettanismo, che sono i tre scogli, nei quali possono urtare i dominj di un re Cattolico, qual fu Carlo III. Il simulacro del sovrano fu di poi levato da quel sito, e collocato su di un altro zoccolo alla marina, ossia alla piazza Borbona. Le tre statue, che gli stavano sotto, sono oggi poste alla pubblica villa Giulia, attorno alla fontana, in cui vedesi la statua di Palermo, opera dell’immortale Ignazio Marabitti.
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