Chi osserva le dette tre statue erette l’anno 1736, e le confronta con quella di Palermo, si accorge in quanta decadenza fosse allora la scoltura, e come il Marabitti l’abbia fatta rinascere, e l’abbia ridotta allo antico suo splendore. Vi si è aggiunta alle tre una quarta per la simmetria, ch’è meno cattiva.
      (2325) Reg. del prot. dell’anno 1735.1736, ind. XIV, fogl. 53.
      (2326) Le campane si battezzano secondo il ceremoniale della chiesa, e si dà loro un nome di un santo, o santa. La campana di cui si ragiona, ottenne il nome di Agata, che diminuendosi nella lingua siciliana si pronunzia Agatuzza, che poi si è corrotto, cambiandosi in quella di Guzza.
      (2327) Mongit. Diario di Pal. tom. VI, pag. 191, e p. 211. – Reg. del prot. dell’anno 1737, ind. XV, vol. II, f. 148.
      (2328) Reg. del prot. dell’anno 1736.1737, XIV ind., pag. 78.
      (2329) Nei bisogni in cui erano le corti di Spagna, e di Napoli, per impinguare lo esercito del conte di Montemar alla guerra di Lombardia, il cardinale Trajano Acquaviva, ambasciadore di ambe queste potenze, arrollava segretamente dei soldati in Roma senza il previo permesso del papa, e i suoi ingaggiatori si valevano dei soliti mezzi ingiusti, per attrarvi la incauta gioventù. Appena arrollate, sparivano le reclute da Roma, ed erano mandate al campo, e si vedevano mancare giornalmente le persone, senza che se ne sapesse il perchè. Finalmente si scoprì la sorgente di questo male, e poichè i padri di famiglia mormoravano nel vedere disparire i proprj figliuoli, e le mogli i loro mariti, avvenne che crescendo di ora in ora il discontentamento, aggruppatisi nel dì 13 di marzo da circa cinque mila uomini, nella maggior parte Trasteverini, corsero alle case degl’ingaggiatori e liberarono quei pochi, che non erano ancora partiti; e di poi portatisi al palagio Farnese, con sassi, nel tirare i quali i Trasteverini sono eccellenti, ne ruppero le vetrate, e buttarono a terra le armi del re di Napoli.