Da questo primo tumulto, che non potè sedarsi, passarono ad un altro, marciando a piazza di Spagna, per far lo stesso gioco al palagio del re Cattolico; dove trovando resistenza, vi fu un attacco, per cui restarono molti uccisi, ed altri feriti. Si riaccese questo incendio il dì delle palme, essendosi accresciuto il numero dei sollevati. A stento riuscì al principe di S. Croce, e al marchese Crescenzi, cavalieri rispettati dai popolari, di quietarli a condizioni non molte vantaggiose per queste corone. Perciò il cardinale Acquaviva, e il cardinal Belluga spagnuolo si ritrassero da Roma, e fecero levare le armi Borbone dai loro palagi. I Napolitani, e gli Spagnuoli, che ritrovavansi in quella città, ebbero ordine di abbandonarla nel termine di 10 giorni, furono chiuse le nunziature in Madrid, e in Napoli, e ne furono scacciati i nunzj.
(2330) Mongit. Diario di Pal. t. VI, pag. 207.208. – Reg. del prot. dell’anno 1736.1737, XIV ind. p. 78.
(2331) Ciò che allora non potè durare a lungo, si è anni sono eseguito fermamente per la generosità del re nostro Ferdinando III, come si è avvertito nel libro terzo di questa storia. Espulsi i gesuiti, e chiusosi il collegio dei pp. teatini, volendo il re, che la gioventù non restasse senza educazione, destinò due collegi, l’uno per i nobili, nel così detto Collegio Nuovo, ch’era una delle case dei detti gesuiti, e l’altro per il restante dei cittadini. Di questo furono incaricati i pp. delle scuole pie, ai quali furono assegnate seicento once.
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