Se i barberi avessero corso con libertà, e senza il ragazzo addosso, si sarebbe goduto assai più, giacchè si sarebbono tolte tutte le frodi dei mozzi di stalla, e gli attacchi fra ragazzi, che si bastonavano fra loro spietatamente, si sarebbono dai medesimi scanzati i pericoli, per i quali cascavano, e vi perdevano talvolta la vita, come spesso è divenuto, e si sarebbe conosciuto il vero valore dei cavalli che corrono. Indarno nel passato tempo si era cercato collo esempio di Roma, di Firenze, e di altre città d’Italia, di persuadere la nazione, che la corsa diverrebbe migliore, essendo principalmente la nostra via del Cassero a linea retta, e spaziosa, quando quelle delle mentovate città sono meno larghe, e torte. Era difficile che i Siciliani abbandonassero gli antichi costumi. Ma finalmente il principe di Caramanico, ch’è tanto amico della umanità, nell’anno 1789 volle togliere a questo pericolo i ragazzi, e rendere più piacevole questo divertimento, ordinando che in tutte le corse, che si fossero per fare, così nella capitale, che per tutto il regno, i cavalli corressero liberamente, senza portare addosso i ragazzi. Sulle prime, non essendo questi animali avvezzi ad andar soli, non riuscirono le corse così piacevoli, come soleano essere, ma addestrati a correre senza il cavalcante, che li spronasse, si è già cominciato ad osservare la emulazione, di cui sembra che sieno anche capaci queste bestie, per cui ciascheduna cerca di superare la compagna nel corso, e gli astanti già gustano il piacere di scoprire ciò, che può fare un corridore, che marcia liberamente.
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