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      Ma non è stato imitato.
      (2363) La vera cagione, per cui si dimandava questo straordinario sussidio, era la guerra che il re in compagnia del padre stava intraprendendo per ricuperare gli stati d’Italia, che erano in potere della casa d’Austria. Morto l’anno antecedente l’augusto Carlo VI, senza discendenti maschi, il re Filippo V, quantunque avesse accettata la prammatica sanzione, credette di avere un legittimo dritto a quella eredità, essendo egli discendente per via di femmine da Carlo V, e mancando già i maschi della branca austriaca dello augusto Ferdinando fratello minore dell’imperatore suddetto, pretendea che gli stati dovessero ritornare alla linea austriaca di Spagna. Siccome era malagevole per la lontananza d’invadere i beni ereditarj, ch’erano in Germania, rivolse i suoi pensieri a quelli d’Italia, e comunque egli vi avesse rinunziato nel trattato di Londra del 1718, purnondimeno, persuaso che cotali rinunzie fatte per accomodarsi alle circostanze dei tempi, non debbono valere, e che la forza è quella, che decide le liti dei potentati, si accinse a ricuperare lo stato di Milano, e i ducati di Parma, e di Piacenza; e in questa risoluzione preparò un poderoso esercito, e incaricò il nostro re di cooperare colle sue forze a questa impresa. Aderì Carlo alle insinuazioni del padre, sperando ancora, se la fortuna le secondava, di potere ricuperare la Toscana, che suo malgrado avea cessa. Fu dunque allestita un’oste di dodici mila uomini, che fu mandata con tutti gli attrezzi militari in Orbitello, uno dei presidj che il nostro re possedeva.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





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