262).
(2369) Mongit. Parl. di Sic. t. II, p. 273, e seg.
(2370) Lo stesso ivi pag. 283.
(2371) Mongit. Parl. di Sic. t. II, pag. 281.
(2372) Sanct. Sic. t. I, tit. XII, de supremo commercii magistratu.
(2373) Tutte le vicine città, e particolarmente Milazzo, Taormina, e Catania, compassionando lo stato deplorabile di Messina, non lasciarono di porgerle i possibili soccorsi, mandandovi dei viveri. Ma sopratutto rilusse in questa occasione la pietà dello invitto monarca Carlo III, il quale al primo udire la sventura dei Messinesi, fe caricare otto ben grosse tartane di farine, di paste, di caci, di prosciutti, e di altri generi, ordinando che fossero distribuiti con giusta bilancia, preferendosi sempre i poveri, ed i mendicanti. Volle inoltre che in dette barche si caricasse quantità di legna, di pece, di zolfo, e di medicamenti, cose tutte necessarie per purificare l’aria, e per sanare gli ammorbati. Vi spedì finalmente trentotto persone tra medici, cerusici, praticanti, e speziali, acciò soccorressero colle debite cautele quei cittadini.
(2374) Annali d’Italia all’anno 1743, t. XII, p. 274.
(2375) Chi mai fosse desideroso di sapere la storia di questa guerra, potrà leggere il Bonamici nel libro de rebus ad Vede Velitras gestis, che fu uno uffiziale, che trovavasi nel campo del re Carlo, e descrive con sincerità quanto allora accadde, facendo rilevare del pari gli errori fatti, non meno dal comandante austriaco, che quelli dello spagnuolo, che sotto gli ordini di Carlo III sostenea quella campagna, che terminò gloriosamente per le truppe napolispane.
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