In esso dichiara S.M., che avendo per esperienza conosciuto, che questa nazione essendo povera, non avea recato ai suoi regni quei vantaggi che si speravano, e che lungi di arricchirli col commercio, gl’impoveriva colle usure, e riflettendo inoltre al pregiudizio, che un giorno o l’altro poteano gli Ebrei arrecare alla purità della nostra religione, si era determinato, dopo di averveli chiamati, di discacciarneli. Questo dispaccio, dopo di essersi pubblicato in Napoli, fu anche dato alle stampe in Sicilia, e rinviensi nel tom. I delle Sicule Sanzioni (pag. 562).
(2387) Sebbene il duca di Laviefuille avesse molto cooperato colle sue consulte a far conoscere al re la necessità di dare questa provvidenza, per troncare le liti, e agevolare la nobiltà, non ostante è certo, che la maggiore spinta per determinarvelo, gliela diede il principe di Aragona, ch’era allora in Napoli nella luminosa carica di maggiordomo maggiore, il quale con ottenere questa grazia, salvò sè stesso, e tutti gli altri nobili, che si trovavano carichi di debiti.
(2388) Pragmaticae Regni Siciliae t. IV, lib. VI, tit. I, de negotiatione frumentaria, pragm. I, p. 324, e seg.
(2389) Mongit. Parl. di Sic. t. II, pag. 245. e seg.
(2390) Lib. I, tit. II, de Judiciis Civilibus pragm. II, pag. 199, e tit. V, de mandato expensionis p. 220.
(2391) Il congresso di Aquisgrana per opera del re di Portogallo, che si era reso mediatore per la pace, si era intimato nei principj dell’anno 1747, dove erano già andati i plenipotenziarj di tutte le potenze.
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