Vi sono di quest’opera due edizioni, una italiana dell’anno 1745, e l’altra latina tradotta dallo stesso autore nell’anno 1758. Ebbe la medesima molto incontro fra di noi, e presso gli stranieri ancora, fra’ quali basta di nominare il gran pontefice Benedetto XIV, che molto la commenda nel suo libro de Synodo Diocaesana lib. II, c. VII.
(2394) Tit. IV, pragm. lib. IV, de delictis, tit. VII, de usu partus Caesarei pag. 222.
(2395) S’ignora da noi se S.M. avesse fatta questa inchiesta alla corte di Roma. Se la fece, certamente non l’ottenne, avendo continuato i papi a conferire i beneficj agli stranieri. A’ nostri giorni però, essendosi conosciuto che ancora questi beneficj sono di regio padronato, il re, a misura che sono vacanti, ne ha disposto a suo arbitrio, senza che i pontefici vi abbiano più parte. (Questo è uno degli articoli, che da qualche anno tengono in contesa le due corti di Napoli, e di Roma).
(2396) Mongit. Parl. di Sic. t. II, pag. 1.
(2397) Mon. V, pag. 292.
(2398) Fin dall’anno 1736 il pontefice Clemente XII. avea condannati i liberi Muratori, sottoponendoli alle censure ecclesiastiche, senza che se ne sapessero allora i dommi. Il Muratori annalista d’Italia (all’anno 1736, tom. XII, pag. 207), parla diffusamente di questa setta, e pretende di sapere, dove avesse avuta la sua nascita, come si diffuse, e qual fosse il suo oggetto, perchè (dice egli) essendo eglino stati condannati dalle due podestà, ecclesiastica, e secolare, gl’individui, che la componevano, non si credettero più tenuti a mantenere il segreto.
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