(2412) Reg. del proton. dell’anno 1753.1754, I. indiz, pag. 133.
(2413) Nello stesso registro pag. 203.
(2414) Sic. Sanct., t. VI, pag. 380.
(2415) Fu spaventevole questo nuovo spettacolo, che diede lo altero monte. A’ 2 di marzo sulle ore 22 dalle ampie fauci di esso s’innalzò una colonna di fosche nuvole, la quale ricoprì l’aria di una oscura caligine, nel qual tempo si udirono degli urli orribili, e singolari. Durò questo fenomeno non più di mezza ora. Avvicinatasi la notte, si osservarono due lave di fuoco, l’una dalla parte australe, e l’altra all’oriente, che in capo a 24 ore si fermarono. Nel giorno 6 si osservò un’altra colonna di un fumo più denso, accompagnata da soliti muggiti, dalla quale verso Mascali si scagliavano pietre minute, ed arena, che fu da’ venti trasportata fino a Messina, e nella Calabria ancora, e che poi nel dì di appresso, essendosi cambiato il vento, cadde nelle campagne di Catania, e di Agosta. A’ 7 cessò la pioggia delle pietre, e dell’arena, ma nel nono giorno tornò il monte a fare degli strepiti, e si aprì nella pianura dietro la rocca di Musarra una caverna, da cui scaturì un fiume di fuoco, che a lento passo camminando, si slargò per lo spazio di dugento cinquanta palmi siciliani. Cessato il flagello, furono visitati i luoghi, per i quali l’igneo torrente era passato, a fine di riconoscerne i danni, e si restò sorpreso nell’osservare le copiose ghiaje frescamente trasportate dalle acque: dal che si argomentò che nel dì 2 di marzo, in cui si era osservata fosca l’aria per lo spazio di mezza ora, l’Etna avea vomitati fiumi di acque: cosa straordinaria a questo monte, di cui non v’era memoria che alcun’altra volta avesse eruttato delle acque.
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