Il loro esempio fu seguito da altri personaggi, che accrebbero il numero dei volumi di essa libreria, somministrando libri alla medesima. Fra i molti sono degni sopratutto di essere ricordati Giuseppe Emmanuello Ventimiglia principe di Belmonte, Giuseppe Bonanno principe della Cattolica, e Filippo Corazza avvocato fiscale della gran corte, che quantunque non fosse palermitano, fornì nondimeno la nuova biblioteca di un ricco tesoro di manoscritti, che ne fanno il principale ornamento.
(2434) Discacciati l’anno 1766 i gesuiti, come si dirà, e restando vote le loro abitazioni, furono assegnati alla biblioteca senatoria due delle congregazioni, che erano alla Casa Professa, dove furono trasportati i libri, e fu collocata la libreria nel modo, che oggi si osserva.
(2435) Tom. VIII, pag. 110.
(2436) Non si sbagliò l’autore dell’iscrizione nel pronosticare che di giorno in giorno sarebbe cresciuta la libreria. Ciascheduno dei cittadini facea a gara per arricchirla, e in breve divenne così copiosa, che trovavano gli studiosi in ogni scienza da soddisfare al loro bisogno. Debbonsi questi progressi alla diligenza del canonico Schiavo, e poi all’attività indefessa del canonico Tommaso Angelini bibliotecario, il quale portandosi più volte alla real corte di Napoli, ottenne dalla clemenza del re molte rendite a pro di questa biblioteca, diversi libri, che si erano promulgati nella regia stamperia di quella città, e tutti i duplicati delle biblioteche degli espulsi gesuiti, che non fossero necessarj alla libreria regia, che si è poi eretta nel salone del Collegio Massimo, in cui il re ha fondata l’accademia degli studj pubblici.
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