(2441) Per non tenerli sempre rinchiusi, ciò che avrebbe apportato danno alla loro salute, fu fatto alla porta dei magazzini degli uomini un lungo steccato, dove poteano uscire per respirare una nuova aria; e per le donne fu aperta una strada, che conducea al baluardo detto dello Spasimo, dove andavano liberamente a passeggiare. Fu in questa occasione ammirata la carità di alcune nostre pie donne, che visitavano spesso i magazzini delle femine per pettinarle, e per liberarle dai pidocchi, e davano loro dei soccorsi. Giunse il numero di questi bisognosi, senza contar quelli che stavano nell’albergo, al numero di mille e dugento, tanti almeno erano ai 10 di marzo 1764, nel qual numero si mantennero fino ai 28 dello stesso mese, che cadde nel mercoledì santo, in cui furono licenziati per i motivi, che addurremo.
(2442) Malgrado tutte queste precauzioni, l’aria della città restò infetta, e oltre a quelli, che aveano assistito caritatevolmente i poveri, morirono molte centinaia di cittadini, che non vi ebbero parte, senza contare le migliaia, che furono attaccate da queste micidiali febbri, ed ebbero la sorte di salvarsi, fra i quali fummo noi, che scriviamo questa storia, e che toccamo le porte della morte. Queste sono le febbri putride maligne, che d’allora in poi sono in ogni anno fino a questi tempi ritornate, sebbene non sieno oggi così mortali come allora, essendosi trovata la maniera dai periti medici di liberarne per lo più gli ammalati, dietro i lumi del famigerato Gaspare Cannata medico modicano, che salvò allora dalla tomba una infinita quantità d’infermi, introducendo il metodo dei diluenti.
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Spasimo Gaspare Cannata
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