Noi dobbiamo questo tributo di riconoscenza alla memoria del nostro liberatore.
(2443) Siccome la regia corte non esigea le tande dalle università, così non pagava a’ così detti arrendatarj, cioè a coloro, che collo sborso di grossi capitali aveano comprate dalla camera reale alcune delle dette tande. Ne furono perciò fatti dei ricorsi al vicerè, rappresentandosi al medesimo i danni, che le famiglie ricavavano dalla soppressione delle loro rendite. Quantunque per allora non fossero stati ascoltati i ricorrenti, cessata di poi la carestia, furono rimborsati esattamente di tutto ciò, di cui andavano creditori, la qual cosa mostrò la giustizia del marchese Fogliani, e dei ministri del real patrimonio.
(2444) Cercavano i Napolitani istantemente dai parenti, e dagli amici, che teneano in Palermo, che si mandasse loro della farina. Molte frodi furono commesse in questa occasione, le quali contribuirono ad accrescere il consumo di cui favelleremo.
(2445) Furono queste le porte di Ossuna, di Castro, di s. Agata, e di Montalto, le quali si riaprirono di poi ai 27 del mese di maggio, cessato ogni pericolo di carestia.
(2446) Le università del regno, che assordavano le orecchie del governo, mostrando di non avere la necessaria provigione fino al tempo della ricolta, si trovarono di avere tanta quantità di grani di sopravvanzo, che furono costrette a barattarli, e a mandarli alla capitale per il prezzo di due once a salma. Il senato di Palermo ricusò di comprarlo, come rifiutò quattrocento altre salme, che una nave di Trieste recate avea, il di cui padrone ne dimandava il prezzo di once nove per salma, e fu costretto a riportarselo.
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