Ma già era stata fatta la provigione per la Spagna.
(2451) Accadde nella seconda sessione di questo parlamento uno aneddoto, che merita di essere riferito. Portandosi al seminario arcivescovale in forma pubblica il braccio militare, dietro la carrozza del capo, principe di Butera, in cui erano otto dei principali baroni, fra i quali il principe di Paternò, volea andare il principe di Rammacca colla sua; ma ne fu impedito dal cocchiero del ridetto di Paternò, il quale pretese di seguire immediatamente la carrozza, dove era il suo padrone. Arrivati al seminario suddetto, il principe di Rammacca domandò al principe di Paternò che fosse gastigato il suo cocchiero per la offesa fattagli; e come questo cavaliere si negò, si accese fra di loro una rissa di parole, nella quale vicendevolmente si proverbiarono. Il capitano principe del Cassero volea intimar loro l’arresto; ma si opposero i parlamentarj, sostenendo che questo non potea intimarsi, che dall’adunanza parlamentaria, durante la quale cessava ogni altra giurisdizione. Fattane intesa S.E., permise che il protonotaro a nome del parlamento ingiungesse ai medesimi, sotto il così detto verbo regio, che non potessero molestarsi, e di questa ingiunzione ne fu fatto un solenne atto. La stessa sera terminò questa briga, essendosi eletti tre cavalieri arbitri, cioè i principi di Resuttano, e di Torremuzza, e il duca di Misilmeri, i quali decisero a favore del Rammacca, e fu fatto atto del parlamento, con cui fu stabilito che in avvenire le carrozze vote non avessero luogo in questa circostanza.
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