(2466) Rappresentava questa un vago giardino con varie piramidi, vestite di foglie di cipressi, al numero di sedici, e con varie strade coperte. Erano sparse così nelle piramidi, che nelle strade molte sorti di comestibili, pane, caci, baccalari, prosciutti, carne di giovenchi, di vacche, di porci, e inoltre molti animali vivi, porcelletti, castrati, becchi, capre, e pecore. Eranvi a fianchi due fontane perenni, che sgorgavano vino, e tre antenne unte di sego, sulle cime delle quali erano apposti dei premj per coloro, che avessero avuta la destrezza di salirvi.
      (2467) Non deve qui omettersi, che i nostri vati fecero sentire in questa occasione il suono delle loro sampogne, essendosi tenuta dai pastori Ereini un’accademia nella casa del principe di Resuttana, loro arcipastore, cui intervenne il presidente del regno, in cui con una encomiastica orazione, e con canti Epitalamici furono celebrate le nozze dei nostri sovrani nel dì 18 di giugno.
      (2468) In questa fausta occasione destinò in Napoli la deputazione del regno due ambasciadori, per ossequiare la sovrana. Furono questi Vincenzo Filangeri conte di S. Marco, e Giacinto Papè duca di Pratoameno, ch’erano ambidue deputati, ai quali fu dato un aiuto di costa di tre mila scudi. Eglino con sfarzosa gala eseguirono la loro commissione, e ne furono dal re premiati, essendo stato il secondo immediatamente dichiarato gentiluomo di camera, e avendo il primo ottenuto nell’agosto seguente il cordone di s. Gennaro. Il senato di Palermo per le critiche circostanze, nelle quali si trovava la sua azienda, fu dispensato dallo spedirvi, come costuma, i suoi inviati.