Nel primo caso, mentre dura nella pretura, non paga, non essendovi fra i senatori, e gli uffiziali di quel magistrato alcuno, che ardisca di cercar conto del debito del pretore, e quando questi non paga spontaneamente, non vi è modo di obbligarvelo, dovendo egli stesso dar gli ordini opportuni per la esazione delle rendite della casa senatoria. Nel secondo caso, avrà sempre dei riguardi verso coloro, che sono suoi creditori a danno del pubblico.
      (2495) Questo carattere duro, che avea abbastanza palesato, quando esercitava l’impiego di capitano giustiziere della città, assicurava il pubblico, ch’egli non avrebbe perdonato nè agli amici, nè ai confidenti, nè ai proprj congionti, qualora il vantaggio della città così ricercava, e che sarebbe stato il flagello dei monopolisti.
      (2496) Di tal tempra fu la favola allora sparsasi, che il principe del Cassero nello entrare al governo della città, colse in frode una barca carica di caci, che si estraea dal regno per conto di certi familiari del vicerè, e impedì che sortisse dal porto, per lo che ebbe dei disastri col marchese Fogliani, che volea difendere il contrabbando fatto dai suoi. Tale fu anche la voce divulgatasi, che questo cavaliere per occorrere ai bisogni della città, avea ottenuta dalla regia corte, col consenso del vicerè, una considerabile somma di denaro, obbligando i suoi beni per indennizzarla, la qual cosa non era nuova, avendo così fatto i di lui antecessori, senza che perciò ne sieno stati commendati.
      (2497) Giunse a tal segno la loro perfidia, che perfino sparsero che il pretore se ne moriva per tradimento del vicerè, il quale volendosene disfare, avea suggerito di avvalersi del di Pasquale, persona sua confidente, (essendo genero di Giovan Battista Caniglia suo antico, e fedele cameriere,) e avea ordinato al cerusico suddetto di adoprare ferri avvelenati nel trargli la pietra, intaccando empiamente la nota pietà del marchese Fogliani, e la onestà del di lui cameriere, e del valente professore in chirurgia.