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      Lasciarono inoltre partire coloro, ch’erano nelle case di costoro, e lo stesso Gazzini, ch’era in casa, ebbe tutto l’agio di scappare dalle finestre, che sporgevano alla Cala. In somma sembra, ch’eglino si sieno guardati scrupolosamente dal far sangue, e dalle ruberie.
      (2516) La scusa, che allegarono i militari dopo il fatto, fu fondata sopra il divieto dato loro dal vicerè di non menare le mani; ma questa non fu loro fatta buona da prodi guerrieri degli eserciti del re, i quali dissero, che non doveano accettare questo comando, e che, ostinandosi il marchese Fogliani nel volerlo eseguito, doveano abbandonare il posto, e ritirarsi al quartiere loro. Il fatto è, che questa è una macchia, da cui non si sono giammai liberati.
      (2517) Mentre l’arcivescovo col giudice della monarchia, e con numerosa nobiltà s’incaminava a piedi verso il regio palagio, uno di quei forsennati suggerì allo artigliere, che stava colla miccia accesa innanzi al cannone presso l’Arcivescovado, che il miglior colpo, che far potesse, era appunto di dar fuoco al cannone, e di mandar per aria quei prelati, e tutti i cavalieri, ch’erano in loro compagnia, ch’ei dicea di essere nemici del popolo. Stava colui per eseguire questo infame consiglio, quando il prete Melchiorre di Simone, di Calatafimi, sedendosi sopra il focone, cominciò a strofinarlo col sedere, ed impedì quella tragedia. Io che mi trovai da uno dei balconi dell’Arcivescovado testimonio di questo fatto, non posso trascurare di rendere la dovuta lode a questo ecclesiastico meritevole di una miglior sorte.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
Appendice - Indici - Note
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1333

   





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