Calcolasi, ch’ei durante questo torbido suo governo abbia dati in limosine più di venti mila scudi.
(2526) L’uno di questi sventurati chiamavasi Paolo Paci, che appena avea toccati gli anni 17, il di cui capo, come più reo degli altri, fu appeso alla cima dell’antenna; il secondo, ch’era ad una punta del legno, che attraversava, era detto Giovanni Greco, dell’età di 24 anni, che andava vendendo occhiali; e il terzo era un vecchio dell’età d’intorno a settant’anni, che nominavasi Giacomo Gilardi, che facea il birro. Questi diceasi, che dovesse essere il presidente della gran corte nella nuova monarchia. Si sussurrò allora, che le prove contro costoro non fossero chiare, ma che la ragione di stato ricercava per incutere terrore agli altri, che fossero severamente gastigati.
(2527) Questi due meno rei erano Salvadore lo Castro, dell’età di anni sedici, e Domenico Panzica, di anni quattordici.
(2528) Reg. del prot. dell’anno 1773.1774, XIII indiz. pag. 4.
(2529) Questo triduo accordato dal marchese Fogliani non fu fatto buono dal governo. Il re, che avealo concesso antecedentemente ai 29 di novembre, sentendo, che il detto cavaliere l’avea accordato, dimandò copia dell’atto viceregio, e trovandovi qualche espressione indecente, ordinò, che si mandasse a Napoli l’originale, e che il foglio si levasse dal registro, sostituendovisi il dispaccio reale, in guisa che non rimanesse vestigio del viceregio. Così ordinò il marchese Tanucci a Mr. Filangeri con lettera dei due dicembre, come rilevasi dal registro di sopra accennato dell’officina del protonotaro alla pag.
| |
Paolo Paci Giovanni Greco Giacomo Gilardi Salvadore Castro Domenico Panzica Reg Fogliani Napoli Tanucci
|