Si trovò dunque a riceverlo il solo capitolo di quella cattedrale.
      (2534) Ceremoniale del Senato di Palermo, t. XXIX, pag. 394.
      (2535) Alcune di queste grazie furono accordate interamente, e altre in parte, come costa dalla risposta data dalla corte ai 6 di maggio dell’anno seguente 1775, e può osservarsi nel registro degli anni 1773.1774 VII ind. nell’officina del protonotaro.
      (2536) Dopo di essersi recato in Napoli, dove non fu molto accetto alla corte, ottenne di potere andare in Ispagna, sperando dallo invitto Carlo III di ottenere delle commendatizie per il nostro sovrano; ma sebbene fosse stato ricevuto da quel magnanimo principe colla solita umanità, nulla conseguì. Ridottosi in Napoli vi si fermò per qualche tempo; ma di poi, osservando che nulla avea più da sperare, se ne andò a Parma, e fissò la sua dimora nel suo castello di Valdemozzola, dove visse a sè stesso, e finalmente compì in pace la carriera della sua vita. Deesi perciò correggere l’autore della continuazione degli annali del Muratori stampata in Napoli presso il Pace (tom. II, pag. 51), che sognò, che il marchese suddetto partito da Sicilia, andò ambasciatore alla corte di Madrid.
      (2537) Ceremoniale del Senato di Palermo t. XXIX, pag. 391.
      (2538) Fu osservato, che nella patente gli fu negato il titolo di capitan generale, che fu una novità, che sorprese, non essendovi esempio dopo il vicerè Ugone di Moncada, che alcun presidente del regno, quantunque ecclesiastico fosse stato privo di cotale titolo. Ciò apportò della confusione; il conte Corafà gli negò l’onore di avere le truppe squadronate dal regio palagio fino al duomo, e a stento, e dopo molti maneggi gli accordò per questa sola volta la guardia di cavalleria, che marciasse dietro la sua carrozza, e i due così detti battitori, che la precedessero.