E sebbene nello sconvolgimento desolante della più parte degli stati avesse avuto S.M. la consolazione di salvare i suoi regni dalla minacciata invasione, con pronti ed efficaci provvedimenti colla sua superiore fermezza, e coll’amorevole concorso dei suoi diletti popoli, con aver quindi conseguito una gloriosa e decorosa pace: ciò non ostante quando si lusingava di godere il frutto pacifico e tranquillo di tante cure e disagi, e di recarsi finalmente, come si era proposta e tanto bramava, in cotesta capitale per trovarsi all’apertura del parlamento, nuovi disastri e tali desolanti vicende sono sopravvenute all’Italia, e particolarmente nei confinanti stati della Chiesa, che si è veduta S.M. nella dispiacevole necessità di riunire nuovamente le sue forze, e disporsi alla testa delle sue brave truppe per essere pronta ad opporsi a qualunque attentato o invasione, che si machinasse dai vicini rivoluzionarî nei due regni. Ma giacchè queste dispiacevoli circostanze obbligano la M.S. a rimettere ad altro tempo più felice il suo passaggio in Sicilia, vuole però che si manifesti da V.E. a codesti fedeli e diletti suoi popoli il vivo suo desiderio di portarsi in detto regno, e che tanto maggiormente era animata S.M. ad eseguirlo, che bramava di esprimere personalmente ai medesimi il grato senso della velocità e prontezza con cui sono concorsi in più ed energici soccorsi alla difesa della sua corona e regni. Intanto ha fin da ora destinato in suo luogo il nuovo vicerè nella persona del principe di Luzzi, che quanto prima si recherà costà ad assumere il governo, ed è S.M. persuasa che V.E. intesa già degli oggetti più essenziali di cotesto regno per lo interinato che occupa da lungo tempo come presidente, con decoro, applauso e piena sua soddisfazione, somministrerà al medesimo principe di Luzzi tutti quelli lumi ch’ella crederà di dovergli comunicare per il bene del suo real servizio ec.