“4. I bastimenti e sudditi tunisini saranno ugualmente trattati dalli armamenti di S. M. siciliana e nei porti e piazze dell’alto suo dominio.
      “5. Tutti quei bastimenti napoletani, che navigando con bandiera rivoluzionaria fossero incontrati da armamenti tunisini, o approdassero nelle acque o porti della reggenza, saranno predati, senza che in nessun tempo, sotto qualunque titolo, e in nessuna maniera possano essere reclamati da S. M. siciliana, e quell’individui che vi si ritroveranno o ritrovassero a bordo, saranno trattati e riguardati come schiavi, lasciandoli intieramente nel potere di S.E. il bassà bey di Tunis, che li terrà schiavi, o li libererà mediante il riscatto, a suo beneplacito.
      “6. Arrivando che alcuno bastimento o armamento tunisino cadesse in potere dei ribelli napolitani sarà tenuta S. M. siciliana, trovandoli in Napoli o altro luogo del suo dominio, al suo colà felice ritorno, o anche subito che sapesse che di nuovo si fosse reso alla sua obbedienza quel regno, di farli mettere in libertà, coll’individui e tutto quello che si trovasse ancora in essere di spettanza dei medesimi, mentre questi considerati essere sempre devono fedeli al loro principe, e utili a S. M. siciliana contro i suoi sudditi ribelli.
      “7. Nel caso di sopra, che Dio non voglia, non si ricercherà nè si potrà ricercare nulla di quello, che potesse essere stato derubbato ai sudditi tunisini dai ribelli, e che non si trovasse più in natura.
      “8. Tutte le merci, effetti ec., che nel tempo della stabilita tregua i sudditi napolitani e siciliani fedeli al re, importeranno in Tunis, saranno sottoposti al diritto di dogana di dieci per cento sopra il loro valore, a tenore delle esistenti tariffe, come si suole pagare per quelle merci ed effetti che s’importano da Livorno, e come si soleva pagare dai sudditi napolitani e siciliani in tempo passato, per quello che importavano da Napoli e Sicilia.