Un generoso perdono onorò spesso i periodi del suo lungo regno, avvicendato di tempi prosperi e burrascosi. Se lo avesse egli potuto, l’amnistia spedita col nostro principe del Cassaro sarebbe precorsa molto tempo prima a rassicurar gli animi nei suoi dominj continentali.
(2604) Sono già molti anni che si è avuto in pensiero di togliere all’esterno del nostro duomo la deformità della nuova cupola senza alterare per nulla l’ordine interno. Molti progetti sono stati ideati, e l’architetto D. Emmanuele Marvuglia ha già da qualche anno presentato in disegno agli amministratori di questa fabbrica un bel progetto di suo padre Venanzio, pel quale senza sopraccaricare il tempio di altra pesante costruzione verrebbe a smascherarsi la cupola sotto forme non discordanti dal resto dell’edificio. Sarebbe desiderabile che fosse mandato ad esecuzione il bellissimo divisamento, giacchè non vi ha occhio educato alla ragione delle arti, che non resti offeso alla vista di tanta discordanza di stile. In prova di che quanti artisti stranieri vengono fra noi a levare il disegno del duomo, s’ingegnano tutti di prenderne quel punto di vista che non lasci scoprire la mal’apposita cupola.
(2605) “Non è la voce di un mio rappresentante, non è la conseguenza o il timore di una calamità pubblica, che vi chiama a questa adunanza, bravi e fedeli Siciliani. Oggi per voi tutto è grande, tutto è straordinario. Voi siete a piedi di un trono, la cui presenza formò sempre il desiderio dei padri vostri. Nella maestà dello scettro che Dio ha confidato alle mie mani, fra lo splendore della sovranità che riempie questo luogo, fra la pompa di una corte, voi sentite la voce del vostro re, voi siete chiamati a soddisfare due grandi e consolanti doveri.
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