“Un dovere di riconoscenza ai benefizj, di cui Dio vi ha colmati. Per più di dieci anni voi avete veduto la desolazione e il disordine regnare nell’Europa. All’ombra della mia protezione, e della fedeltà vostra, voi avete da questo baluardo di tranquillità mirati placidamente gli altrui naufragi, e le onde minacciose son venute a rompersi ai vostri piedi.
“Un dovere di prontezza, e di docilità alle felici disposizioni della vostra futura grandezza. Adorate i profondi decreti della Providenza. Dal seno stesso delle comuni sciagure è nata l’aurora della vostra felicità. La mia presenza è venuta a ricondurvi l’antico lustro dei bei secoli dei Rugieri e dei Guglielmi. Il commercio rifiorirà. La giustizia e le leggi riceveranno un novello vigore. L’agricoltura e l’industria saranno animate e protette. Il massimo grado della forza pubblica sarà conciliato col menomo sacrifizio della felicità privata. E una real corte permanente in Sicilia sarà il pegno, la sorgente, e l’ornamento di tutti i beni indicati.
“Ecco l’opera grande alla quale dovete concorrere. Non è oggi necessario nè il coraggio di seguire il vostro re alla testa di una armata, nè la intrepidezza d’immolare una porzione delle vostre fortune per la conservazione dell’altra. Godete i vostri beni, promoveteli, moltiplicateli. Scorrano per voi i giorni più ridenti di serenità e di pace; e la natura che non è mai avara lungamente dei suoi benefizj riconduca nei vostri campi l’abbondanza e la gioja. Ma ristorate i danni dell’erario; supplite alla rendita dello stato, ciò che ne ha tolto la diminuzione del commercio e la necessità della difesa, provvedete alla dignità e allo splendore di una real corte; date in somma alla riproduzione immensa dei vostri vantaggi civili e politici quello stesso tributo, che pagate alla terra, perchè essa vi arricchisca dei suoi doni.
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